I gioielli giapponesi: evoluzione di eleganza e tradizione

L’avvento della restaurazione Meiji ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione negli usi e costumi del popolo giapponese...
Gioielli giapponesi

Una società chiusa in sé stessa fino alla prima metà del XIX secolo, il Giappone aveva sempre evitato contatti con il mondo Occidentale, mantenendo quell’equilibrio interno e vive tradizioni locali dai toni importanti e originali.

La restaurazione Meiji portò al contatto con gli Europei e gli Americani: prima di allora i Giapponesi non indossavano gioielli o monili vari.
Le donne giapponesi, infatti, decoravano capelli e abiti con fermagli, pettini ornamentali e obidome, ormamenti da porre sulla cintura del kimono. Gli uomini nobili o benestanti portavano delle statuette in avorio, chiamate netsuke, che con un cordoncino di seta passante su due fori nelle loro estremità, servivano ad attaccare scatoline di medicinali o tabacco alla cintura degli abiti.
Un qualcosa di paragonabile all’arte dei gioielli era rappresentata dal souken kanagu, la creazione di decorazioni per le spade, veri e propri capolavori che impreziosivano katane e sciabole dei Giapponesi più ricchi. Queste decorazioni erano estremamente particolareggiate e più erano accurate e minuziose più esaltavano lo status sociale del possessore della spada – e ovviamente esistevano vari trend e mode anche in questo settore. Questo settore era suddiviso in due diverse tipologie: le decorazioni del fodero, note come fuchi kashira, e i pendagli e incisioni ornamentali del manico, i menuki. Spesso erano rappresentati insetti portafortuna, animali mitologici protettori della famiglia e simboli di buon augurio: le spade divenivano veri e propri feticci tramandati di padre in figlio e portafortuna fondamentali nelle battaglie.

Uno dei più importanti editti della Restaurazione Meiji fu quello che vietò l’uso e la produzione di spade, causando una vera e propria crisi del settore artigiano di riferimento: i maestri forgiatori e decoratori furono infatti costretti a trovare altre tipologie di impiego e in molti utilizzarono le preziose conoscenze del settore per realizzare bottoni.

Tra l’altro, il nuovo regime emise dei decreti che regolamentavano anche l’abbigliamento degli ufficiali governativi e dell’esercito, legiferando che le nuove condotte di vestiario dovevano rifarsi alla tradizione occidentale, eliminando dunque le tradizionali divise storiche giapponesi delle guardie dell’imperatore.

Questa svolta di giurisprudenza condusse quindi gli artigiani souken kanagu a impegnarsi sempre più nella realizzazione di bottoni, che divennero un vanto per gli alti ranghi dell’esercito e arrivarono perfino a conquistare l’attenzione di mercanti europei che diedero vita ad un proficuo commercio di bottoni preziosi.

Il successo degli artigiani ex-forgiatori di spade in Occidente risiedeva nel fatto che la tradizionale lega di bronzo e oro da loro usata era una vera e propria novità per gli Occidentali, che commissionavano infatti sempre più oggetti realizzati con questo nuovo metallo come catenelle e quadranti di orologi, medaglioni, bracciali, collane e vari oggetti per la casa e accessori che diedero vita al trend del Giapponismo.

Proprio in questo periodo nacquero alcune delle più esclusive gioiellerie giapponesi, come Uyeda e Mikimoto, tuttora esistenti e in attività.


Testo di Tiziano Virga
HLabs

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